domenica, giugno 07, 2009

Rigido e flessibile

di Patrizio Di Nicola

Un tempo, quando il mondo se ne stava al calduccio della società industriale, tutte le categorie di analisi erano chiare e lineari. Prendete i concetti di rigido e flessibile: il primo aveva una accezione tutto sommato negativa, ed indicava qualcosa di duro, impossibile da piegare. Avere un carattere rigido, essere duro nei comportamenti non rappresenta una buona qualità umana. Al contrario il concetto di flessibile ci rimanda una valenza positiva: una cosa o una persona flessibile si adatta a contesti e situazioni differenti, quindi è poliedrica e docile. La produzione, quando è flessibile, si sposa meglio con le condizioni del mercato del lavoro e delle vendite. Oggi, però, siamo un po’ disorientati, e l’equazione flessibile=buono, rigido = cattivo non funziona più bene come un tempo. Vediamo alcuni esempi di dissonanze cognitive che si sono create: iniziamo dal lavoro flessibile. Ottima idea, si potrebbe pensare, in quanto facilita la conciliazione dei tempi, un bene importante per tutti noi. Invece il lavoro flessibile è diventato una specie di disgrazia, e chi è flessibile rischia ogni giorno di trovarsi sul lastrico. Secondo esempio è la “morale comune”: se e’ flessibile ed adattabile pare sia meglio, si genera una società tollerante. Invece in nome della morale flessibile si fanno abusi di ogni tipo, dalla discriminazione razziale sino al parcheggio in tripla fila. Vi è chi, inneggiato dalle folle, cita la morale comune per giustificare chi evade le tasse, ovviamente quando sono troppo elevate. Terzo esempio di flessibilità immorale ce la fornisce la recente idea di auto-condonarsi gli abusi edilizi: se hai una casa e la allarghi, ma non troppo, fai bene e aiuti la ripresa economica. Forse più che flessibile l’idea è solo balzana, ma tant’è. Sul fronte opposto, di comportamenti rigidi che si contrabbandano per esempi positivi citiamo: 1) la legge sul testamento biologico, che fissa una regola rigida sul fine vita uguale per tutti, a prescindere dalle scelte individuali, ma che viene vista dal governo come una grande scelta di civiltà; 2) le norme – che non si vuole proprio modificare – sugli ordini professionali, gli albi e i cartelli vari; grazie a queste entità paghiamo di più il taxi, il notaio, la benzina, i servizi bancari e perfino la pasta. Sarà vero che la rigidità garantisce la professionalità di questi servizi? 3) le liste bloccate alle elezioni. Dice Qualcuno (si noti la maiuscola) che tale rigidità serve a proporre ai cittadini solo il miglior personale politico. Ma a me piacerebbe tanto votare chi mi pare. Possiamo essere tanto flessibili da farmi sbagliare da solo?

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