sabato, dicembre 20, 2008

Asini e ministri

Di Patrizio Di Nicola

Viviamo in un mondo digitale, lo diciamo quasi ogni giorno. Vuol dire, tra l’altro, che abbiamo accesso in tempo reale a miriadi di informazioni su base planetaria. Ma ciò non significa automaticamente che ne sappiamo di più su tutto: il rischio di sbagliare, quando le informazioni vengono trattate con superficialità, è ancora maggiore che nel vecchio mondo analogico. Un esempio di quanto sia facile “prendere fischi per fiaschi” ci viene da due ministri dell’attuale governo. Gli onorevoli Brunetta e Rotondi, nel corso di alcuni dibattiti televisivi sui presunti sprechi delle università, citavano ripetutamente, avendolo trovato probabilmente nel database informatico del ministero della ricerca, il caso di un finanziamento (peraltro di poche decine di migliaia di Euro) utilizzato dall’Università di Pisa per studiare la conservazione dell’Asina del Monte Amiata. Inutile dire che tale studio veniva portato dai due politici quale esempio di ricerca inutile, ovviamente da tagliare in un’ottica efficientistica. Soldi pubblici buttati al vento, insomma. A ristabilire la verità ci ha pensato il titolare della ricerca, un serissimo professore di veterinaria, che in una lettera aperta pubblicata su internet spiegava pazientemente ai due ministri che la sua ricerca aveva lo scopo di mantenere in esistenza un animale a rischio di estinzione, il cui latte rappresenta l’unico nutrimento possibile per neonati afflitti da gravi intolleranze alimentari, e che pertanto non possono essere allattati al seno materno. Inutile dire che dal finanziamento sono scaturiti ben 26 saggi, articoli e comunicazioni a convegni, in Italia e all’estero. Dove sono molto interessati a questa ricerca italiana, che la comunità scientifica evidentemente non considera inutile. In definitiva, grazie al mondo digitale, scopriamo che gli Asinelli non sono soltanto sul Monte Amiata: vanno anche a Ballarò, e camminano su due zampe.

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