sabato, marzo 15, 2008

Fatti dalla flessibilità del lavoro 1: Focus sui lavoratori parasubordinati

Patrizio Di Nicola.


Dati salienti

I collaboratori attivi INPS nel 2005 erano 1.475.111. Di questi hanno un contratto di collaborazione anche nel 2006 ben 1.050.126 (71,2%). 992.413 (94,5%) hanno un contratto con lo stesso committente, nel 38,4% dei casi con un reddito inferiore all’anno precedente.
In sintesi, i PRECARI sono 858.388 (tutti i lavoratori atipici con un solo committente senza redditi aggiuntivi)



I parasubordinati non sono necessariamente giovani:
Gli iscritti attivi alla Gestione Separata nel 2006 sono 1.528.865, ossia 53.754 soggetti in più del 2005, l’età media è di 40 anni nel 2006 (vs 41 nel 2005), con le donne mediamente di 7 anni più giovani:

La mappa del lavoro parasubordinato
I parasubordinati costituiscono un universo eterogeneo, costituito principalmente da due grandi gruppi professionali che si differenziano sostanzialmente per la condizione reddituale e per la tipologia di lavori svolti. Da una parte abbiamo gli amministratori, i sindaci di società e i partecipanti a commissioni che costituiscono un terzo circa della Gestione Separata (496.324 persone, pari al 32,5%), mentre dall’altra parte abbiamo la galassia dei collaboratori a vario titolo, più gli associati in partecipazione. Questi costituiscono i restanti due terzi della Gestione Separata, in tutto poco più di un milione di persone (1.032.541 per la precisione). Entrambi questi gruppi (il primo più spesso del secondo), integrano a volte i redditi da pensione o da lavoro dipendente tramite lo svolgimento di attività parasubordinate e simili.


Gli “esclusivi” e i “concorrenti”
La distinzione tra concorrenti ed esclusivi si riferisce all’esistenza o meno di un altro reddito oltre quello ottenuto come parasubordinato. È evidente che avere due fonti retributive rappresenta una maggiore sicurezza per i lavoratori; viceversa, ricadere tra gli “esclusivi”, specialmente se i livelli di reddito sono bassi, espone al rischio di precarietà se non di vera e propria povertà.
Esistono significative differenze fra i sessi da questo punto di vista: le donne infatti hanno per l’84,4% dei casi un’unica fonte di reddito, mentre fra gli uomini questa percentuale si ferma a 20 punti in meno (61,7%). Le donne, quindi, appaiono come il gruppo in cui è più consistente il rischio di disporre di un’unica entrata da lavoro parasubordinato. Questo rischio è tanto più concreto se si pensa che, mentre il reddito imponibile medio dichiarato dei lavoratori maschi esclusivi è pari a 18.344 euro/anno, quello delle donne non arriva a 8.700 euro.


Quanto guadagnano
I collaboratori coordinati e continuativi o a progetto, hanno un imponibile medio pari a 8.400 euro circa (rispetto al 2005 l’aumento per questi lavoratori è stato di meno di 6 euro annuali!), mentre 365 mila donne hanno un reddito esclusivo medio di appena 6.173 euro annuali.

Le differenze tra redditi dei maschi e delle femmine si giustificherebbe solo se la quasi totalità delle donne lavorasse part-time al 50% rispetto ai maschi e se questi lavorassero tutti full-time. Ipotesi che pare davvero poco realistica; più verosimilmente esiste una disparità salariale, a parità di tempo lavorato, stimabile in circa il 25-30% fra uomini e donne .


I titolari di Partita IVA
I professionisti che hanno effettuato almeno un versamento all’INPS erano, nel 2005, 222.610 contro 1.475.111 parasubordinati (suddivisi a loro volta in 510.675 tipici e 964.436 atipici). Tra i titolari di Partita IVA le donne sono una minoranza rispetto agli uomini (36% vs 64%,).
I titolari di IVA debbono essere considerati più vicini al gruppo dei lavoratori parasubordinati tipici che non agli atipici. La metà circa effettua dei versamenti che non superano i 2.500 euro annui (57,97% per le Partite IVA, 50,03% per i tipici), poco più del 20% versa contributi compresi tra 2.500 e 5.000 euro (23,75% Partite IVA, 22,2% tipici).


Le aziende che fanno ricorso al lavoro parasubordinato in Italia sono oltre 450 mila. Il 49% di esse ha stipulato, nel 2006, un solo contratto. Esistono per contro 125 aziende che hanno tra 500 e 2000 collaboratori, (116 790 persone, il 6,7% del totale) e 23 che hanno oltre 2000 contratti ciascuna, per un totale di quasi 80 mila persone, il 5% del totale dei parasubordinati.

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