Bocciati in innovazione
Di Patrizio Di Nicola per Rassegna Mese
La fine dell’anno è dedicata ai bilanci (non solo quelli economici delle imprese) e la Comunità Europea, come sempre ha reso nota la graduatoria delle nazioni sul versante della capacità di innovare. Si tratta di un indice analitico che assegna un punteggio a tre aree principali: le condizioni strutturali che facilitano l’innovazione; gli investimenti in ricerca e sviluppo; la ricaduta delle innovazioni sulle aziende. L’Italia, come sempre, fa la sua pessima figura. Al dodicesimo posto rispetto alle 25 nazioni europee, al diciassettesimo se si considerano anche le aree dell’allargamento. Nelle variabili piu’ importanti, i cosidetti “driver di innovazione”, si trova in ventunesima posizione su 25, mentre nell’innovazione imprenditoriale ci troviamo al ventesimo posto. Davanti a noi grandi e innovative nazioni con le quali non possiamo sperare di competere, come il Giappone, il Regno Unito, gli Stati Uniti e le zone Scandinave, ma anche gli ex paesi dell’Est: Lituania, Polonia, Ungheria, ecc. Con i quali, al contrario, dovremmo competere agevolmente. Ma pare non vada così. Sembra utile ricordare che qualche settimana fa, dal World Economic Forum di Davos ci era arrivata un’altra stroncatura: in quel caso, nell’indice dei paesi più competitivi del mondo, l’Italia si era posizionata in quarantottesima posizione, superata persino da alcune nazioni africane.
Ci balocchiamo spesso con il “genio” italico: non era un connazionale Leonardo da Vinci? E Meucci? E Fermi? Tutte persone che con le loro invenzioni hanno rivoluzionato l’epoca in cui vivevano. Come e’ possibile che si sia caduti tanto in basso? La risposta è semplice: oggi il genio (che certamente non ci manca) non basta per fare l’innovazione. Servono invece infrastrutture, specialmente digitali, grandi istituti di ricerca che godano di finanziamenti concentrati su pochi progetti di livello mondiale, e una politica fiscale che premi le imprese che sono creative davvero, non sulla carta e al solo scopo di risparmiare lavoro.
Ma i nostri governi amano di più innovare con i ponti sospesi sul mare e con i decoder per vedere le partite di calcio. Ola!
martedì, febbraio 07, 2006
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