lunedì, novembre 02, 2009

Il 1984 di Amazon

Se il libro scompare

Il 17 luglio 2009 verrà ricordato come un giorno storico per l’informatica. In negativo. In quella data, infatti, Amazon, la più grande libreria online, ha ritirato dal commercio, per una infrazione ai diritti d’autore, due libri in formato elettronico. Un comportamento corretto, quindi. Ma la notizia è un’altra: a seguito di tale decisione, i libri citati sono scomparsi come per magia dai lettori di e-book venduti da Amazon. Si è così scoperto che grazie a un sistema di protezione installato nei lettori acquistati dai clienti (a un prezzo non proprio irrisorio: da 259 a quasi 500 dollari), l’azienda americana può mettere le mani “nelle borse” dei clienti, e manomettere la libreria memorizzata nel lettore. Inutile dire che i clienti sono stati rimborsati del costo dei due e-book,  ma rimane lo scotto di aver subito una manomissione di un oggetto di proprietà senza neanche venire avvisati.  Alla base di tutto ciò vi è una tecnologia, detta DRM (Digital Right Management) che, nel tentativo di tenere sotto controllo i diritti degli autori, spesso sorvola sui diritti dei clienti. I quali, in fin dei conti, sono visti come potenziali ladri, dai quali bisogna difendersi con ogni mezzo.

Vi è da dire che il mondo dell’editoria e dei contenuti digitali  non è nuovo a comportamenti poco rispettosi degli utenti: qualche tempo fa Amazon aveva fatto sparire dagli scaffali ben 57 mila libri di cultura omosessuale, rimettendoli poi precipitosamente in vendita dopo le proteste della comunità gay.  E il famoso lettore di mp3 della Apple, ad esempio, non permette di spostare i brani acquistati da un computer all’altro, né di estrarli dal lettore. Sull’iPhone, invece, si possono installare solo le applicazione che la casa costruttrice approva (sono migliaia, ma guarda caso le applicazioni VOIP, che permetterebbero di telefonare tramite internet bypassando le costose linee telefoniche, sono assenti).  A proposito: sapete quale era uno dei due libri rimossi dal Grande Fratello Amazon? proprio “1984”, di George Orwell.

 


Troppe email dal Governo, 02/11/2009 15.16

Posta in eccesso

L’Italia per molti versi è un Paese bizzarro: molte cose ci mancano, ma altre ne abbiamo in abbondanza, molto al di là di quanto siano realmente utili. Prendete ad esempio la Posta Elettronica Certificata (detta PEC). Una bella invenzione, che permette a un qualsiasi cittadino di scrivere agli uffici pubblici o stipulare contratti e ordini tra aziende senza usare la carta, i francobolli e le raccomandate.   La PEC è obbligatoria per le aziende sin dalla fine del 2008, e può essere acquistata da uno dei molti fornitori autorizzati banche, enti, Internet provider, ecc.), mentre per i professionisti diventerà obbligatoria dal prossimo mese. Tutto bene, allora? Non proprio. L’iperattivo Ministro per l’Innovazione ha pensato che una casella di posta certificata non bastasse. Ed ha iniziato le procedure di gara per assegnare a un gestore unico nazionale l’incarico di creare un servizio di “comunicazione elettronica certificata tra pubblica amministrazione e cittadini” (in breve CEC-PAC). Le nuove caselle per i cittadini costeranno al Ministero 50 milioni di Euro e saranno utilizzabili solo per comunicare con gli uffici pubblici attrezzati (quali saranno?). I servizi aggiuntivi (come la firma digitale, che sembrerebbe non proprio un accessorio per la posta certificata) saranno invece rilasciati a fronte di un pagamento da parte del cittadino.  Insomma dovremo avere due caselle? No, tre. Infatti nel frattempo, tra un seminario e un convegno, il titolare del dicastero ha stipulato un accordo con ACI e INPS, che dovranno rilasciare a loro volta, a domanda del cittadino, una “loro” casella di posta certificata, valida solo per comunicare con i due Enti. Si parla di 2 milioni di indirizzi, che poi dovranno essere unificati, ancora non si sa come (ma certo sarà oneroso), con gli altri che verranno dopo o sono venuti prima. Insomma, una confusione senza pari. Non è un caso che l’Italia, tra i paesi più sviluppati, sia all’ultimo posto per l’uso di Internet.