giovedì, marzo 18, 2010

Conoscenza sprecata

Il mondo digitale, è noto, vive di contenuti. Internet, a differenza dei media che lo hanno preceduto (come la stampa, la radio e la televisione), è fortemente bidirezionale. Permette a chiunque lo usi non solo di selezionare cosa “vedere”, ma anche di produrre e diffondere propri materiali. Su questo, in fin dei conti, poggiano le fortune di YouTube, che permette la libera circolazione di propri video, oppure di Flicker (per le foto), o i blog (per il testo). Certo, non tutti i contenuti sono di qualità, nel senso che nessuno può garantire che una voce su Wikipedia sia veritiera al 100%, oppure che uno scoop che appare su un blog sia davvero tale, e non una “bufala”, destinata a mettere nel sacco il giornalista che abbocca. Per garantire la qualità, anche su Internet, bisogna affidarsi a professionisti, come i giornalisti, che controllano le fonti e sono oggettivi. Naturalmente i contenuti professionali costano cari, e quindi gli utenti di internet dovranno abituarsi a pagare ciò che oggi ottengono gratuitamente. La Apple, straconvinta dell’assioma qualità=costo ha anche prodotto un apposto apparato, l’Ipad, che ci permetterà di comprare e fruire con facilità libri, giornali, musica, film. Tutto bene, quindi? Non proprio: ma chi ha detto che i contenuti di qualità sono solo questi? Ogni anno, nelle Università italiane, si laureano circa 300 mila studenti. Ognuno di questi scrive una tesi, cioè un elaborato che somiglia a – spesso è - un libro, su un qualsiasi argomento dello scibile umano, dall’ingegneria alla filosofia. E’ un contenuto di qualità in quanto, seppur sia stato scritto da un giovane studioso, egli è stato assistito da un docente (il relatore) e il suo lavoro ha subito una lettura critica di un secondo docente (il correlatore). Ebbene, tutta questa massa di conoscenza dove si trova? Al momento una piccola parte risiede su Tesionline.it, un portale che dal 2000 permette ai laureati di vendere il diritto di accesso alla propria tesi, garantendo loro una piccola retribuzione per ogni copia letta. Ma l’Università come Grande Istituzione che produce sapere è sconsolatamente assente da questa arena, mostrando una miopia da talpa e una sensibilità da rinoceronte. E intanto le tesi di laurea continuano ad ammuffire negli scantinati degli atenei.

Nessun commento: