giovedì, giugno 12, 2008

E-Government e clientele

Di Patrizio Di Nicola

C’è qualcosa che non funziona nell’E-Government italiano. Infatti, da una parte le pubbliche amministrazioni non fanno passare settimana senza annunciare nuovi progetti, presentare entusiasti rendiconti di quanto fatto nei mesi precedenti, o comparando gli sviluppi italiani con quelli comunitari, sostenendo ovviamente che l’Italia è all’avanguardia nei servizi telematici al cittadino. Dall’altra parte, invece, le industrie del settore esprimono pareri molto più cauti se non addirittura negativi. Così, leggendo l’ultimo rapporto Assinform sulle ICT, scopriamo che in Italia crescono molto i digital users, persone che utilizzano in modo innovativo le tecnologie, ma le aziende e le pubbliche amministrazioni non sono abbastanza svelte nel fornire loro i servizi di cui hanno necessità. Ci troviamo di fronte a un profondo deficit di innovazione, che colpisce tutti i settori, pubblici e privati. Ma la PA soffre di un paio di malanni aggiuntivi: anzitutto ha molto investito in tecnologie di front office, senza curarsi troppo di aumentare l’efficienza del back office. Questo ha comportato, di fatto, una scarsa interattività dei servizi, con la conseguenza che da noi solo il 16% dei cittadini utilizza i siti della PA, contro il 25% della Spagna, il 32% della Germania e oltre il 50% dei paesi scandinavi. Più grave ancora è il fatto che l’E-Government assomiglia a un gigantesco sistema che la PA usa per finanziare sé stessa: secondo lo studio Assinform, nel 2007 il 50% della spesa in tecnologie e’ finito, spesso senza gare, nella casse delle aziende in house di Comuni, Province, Regioni e Ministeri. E’ evidente che, in tale contesto non conti molto la qualità e l’innovatività di quello che si realizza grazie alle nuove tecnologie, ma l’occupazione che si crea nell’indotto pubblico.
A riprova di quanto detto una esperienza personale: qualche mese fa chi scrive ha inviato, a oltre 100 Comuni laziali, una lettera per presentare un progetto inteso a realizzare forme innovative di telelavoro per il miglioramento dei servizi ai cittadini. Riuscite ad immaginare quanti hanno risposto, se non altro per saperne di più? Si, la risposta la conoscete: nessuno.

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