Censura pre-olimpica
Di Patrizio Di Nicola
Della censura di Internet in Cina ci eravamo già occupati da queste colonne in occasione della condanna a 10 anni del giornalista Shi Tao, che aveva criticato in una email una circolare governativa, ed era stato “beccato” grazie all’aiuto Yahoo. Ora, con l’approssimarsi delle Olimpiadi, gli utenti cinesi di internet vengono messi ancora di piu’ sotto torchio: dopo la chiusura di molti Internet Cafè, in cui peraltro gli utenti sono video controllati, la censura si è estesa ai blog, che vengono visti come una fonte non autorizzata di notizie e, quindi, di possibili critiche verso il regime. Gli infaticabili firewall di stato, che attuano una rigida censura preventiva, impediscono il passaggio di ogni notizia o sito che afferisca ad una qualsiasi delle oltre 30 mila parole chiave vietate. Tra le quali troviamo, oltre alla immancabile “piazza Tienanmen”, anche parole per noi innocue: “diritti civili”, “democrazia”, “sesso”, “religione”. Stretta la cinta in patria, le autorità cinesi hanno però dovuto allentarla per chi arriva da fuori per i giochi olimpici. Ai giornalisti, ma solo se stranieri, è garantita la possibilità di intervistare chiunque senza autorizzazioni preventive del governo, come anche di spostarsi liberamente neul territorio. Agli atleti è concesso di tenere dei propri blog, a patto che questi siano privati, senza sponsor, esclusivamente testuali e si riferiscano a vicende sportive individuali. Ma gli oppositori del regime hanno da tempo iniziato a diffondere le proprie posizioni tramite podcast, cioè con file audio in MP3 che sono molto meno facili da oscurare e arrivano, grazie alle reti peer-to-peer e ai diffusissimi lettori e telefoni cellulari (in Cina ne esistono oltre 400 milioni) anche nelle aree rurali ove il tasso di analfabetismo della popolazione e’ alto. Insomma, ad agosto 2008, nonostante le attenzioni della gerarchia, molti cittadini cinesi scopriranno cose inedite.
sabato, marzo 15, 2008
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