sabato, maggio 27, 2006

Nuovo Governo e Open Source
Di Patrizio Di Nicola per Rassegna Mese


Molti di noi pensano che il nuovo esecutivo che governerà l’Italia per (ci auspichiamo) i prossimi cinque anni debba cambiare rotta su molte questioni fondamentali: la scuola e la ricerca, l’accesso al lavoro per i giovani, lo sviluppo dell sud. Alla lista di richieste ne vorrei aggiungere un’altra: puntare verso un uso più ampio dei sistemi informatici basati sul software a codice aperto. Vi sono almeno tre grandi motivi per cui un governo progressista dovrebbe promuovere l’Open Source. Il primo è che gli alti costi delle licenze costituiscono un ostacolo alla riduzione di prezzo dei personal computer. Il costo dell’ hardware, negli anni passati, è nettamente crollato, e lo stesso dicasi per i collegamenti Internet, che sono divenuti più rapidi e meno dispendiosi. Ciò ha permesso a gruppi sempre più vasti di popolazione di rompere il muro del digital divide. Ma il costo dei sistemi operativi e degli applicativi proprietari standard di mercato è, tutto sommato, rimasto invariato ed elevato. Il secondo motivo a favore dell’O.S. è che l’assenza di sistemi di copyright (sostituito da un più democratico copyleft, che mentre tutela il diritto intellettuale dell’autore non limita l’uso dell’idea a un solo soggetto economico) facilita la circolazione dell’innovazione e diviene cosi’ un moltiplicatore economico dell’innovazione. Il terzo motivo è di carattere politico. E’ noto che le grandi aziende multinazionali hanno sempre avuto un enorme potere di influenza sulla politica degli stati. Ma diviene rischioso quando le strategie aziende si sostituiscono alla politica. Solo un esempio: nessuno si è stupito del fatto che il premier cinese Hu Jintao abbia iniziato la recente visita in USA non dalla Casa Bianca, ma bensì dalla supertecnologica dimora di Bill Gates? Potenza dei software proprietari.

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