Quell’inutile elenco telefonico
Di Patrizio Di Nicola
C’era un tempo, quando ero bambino, in cui il libro più utile di casa era l’elenco del telefono. Di grande formato, con oltre 500 pagine scritte fitte, arrivava a fine anno, portato da un emissario della compagnia telefonica (ne esisteva una sola). Per averlo bisognava restituire la vecchia edizione: la carta valeva, andava riciclata. Ne andavo molto fiero: la dimensione del volume mi dava il senso della grandezza e dell’importanza della città in cui vivevo. Lo usavamo spesso, per trovare il numero di amici e conoscenti, di negozi e cinema. Quando andavo a trovare i parenti, in un paesello umbro, quasi li compativo: il loro elenco era di poche pagine, segno della scarsa importanza di quel, seppur bellissimo, posto in mezzo ai monti. Oggi, a distanza di 50 anni, quel librone continua ad arrivarmi tutti gli anni a casa. Si è anche moltiplicato: dimensioni doppie (la popolazione della città è esplosa) e versioni doppie, prodotte da aziende in concorrenza tra di loro. Dovrei essere contento, ma non ci riesco: quegli elenchi non mi servono più e li getto via immediatamente. Ormai i numeri che mi servono li tengo tutti sul cellulare e nel Pc, e se ne devo cercarne di nuovi li trovo su internet. Anche lo stradario mi è inutile: Google Maps funziona alla perfezione, e quando sono in auto attivo il navigatore sul palmare. Certo, probabilmente il fatto che gli elenchi del telefono non servano più a me non significa che non servano più a nessuno. Ma perché io li devo ricevere per forza, e non esiste un modo per dire “grazie, ma il prossimo anno non me li portate” ? Forse sarebbe un modo intelligente per risparmiare, no?
mercoledì, gennaio 27, 2010
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1 commento:
A me sembra che sia una specie di pratica roosveltiana per far lavorare un po' di gente (account, trasportatori, facchini, tipografi eccetera).
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