domenica, luglio 12, 2009

Se pesi troppo non ti compro
Di Patrizio Di Nicola

Le riviste specializzate e i blog tecnologici di tutto il mondo sono scatenati: a fine ottobre nei negozi arriverà Windows 7, il nuovo sistema operativo della Microsoft destinato a mandare in pensione il famigerato Vista. Un pensionamento anticipato, per un sistema operativo che verrà ricordato come il più lontano dagli utenti “normali”, quelli che vorrebbero semplicemente utilizzare il proprio PC per fare, in semplicità, le solite cose: scrivere qualche paginetta, sentire un po’ di musica, vedere un film, controllare la posta. Vista ovviamente fa tutte queste cose. Solo che richiede una macchina super potente, di ultimissima generazione, e anche così ogni tanto si addormenta: spingi un tasto e sembra che non succeda nulla; poi, con molta calma, l’azione viene svolta. Quando vuole lui, non a piacimento dell’utente. Questo comportamento dapprima mi ha seccato, poi mi ha gettato in depressione, infine mi ha stimolato i neuroni. Sono così entrato nel mondo del cosiddetto “software libero”. Ho scaricato Linux, in una versione, Ubuntu (parola africana che significa – non a caso - “umanità donata agli altri”), che sui forum si diceva fosse particolarmente adatta ai computer personali e portatili, e ho iniziato a usarlo, con un po’ di scetticismo, nella macchina tra le più vecchie che avevo. Per evitare di “guastare” Windows lo usavo da una penna USB (si: il sistema operativo parte anche da una memoria esterna). Il vecchio PC è risorto a nuova vita: all’accensione partiva in una manciata di secondi, dentro c’era tutto il software che si possa desiderare, era velocissimo e perdipiù è completamente gratuito (Vista, come il suo successore costava invece quasi quanto un netbook) . Anzi no, non c’e’ tutto il software di prima: manca l’antivirus, che in Linux non serve. Dopo qualche settimana di utilizzo mi sono convertito definitivamente: ho installato Ubuntu sul PC più nuovo che ho, quello su cui lavoro abitualmente. Convive con Vista, non lo ho rimosso più perché lo ho pagato che per reale utilità, almeno per l’uso che io faccio del computer. In fin dei conti, però, Vista mi è stato utilissimo: grazie ai problemi che mi ha creato mi ha costretto a trovare una soluzione alternativa. Vista mi ha anche fatto scoprire una regola d’oro: il peso eccessivo è tollerabile per gli esseri umani, ma assolutamente da evitare per il software. Da ora in avanti, quindi, prima di lasciarmi affascinare dall’ultimo nato dei sistemi operativi per computer, ne valuterò soprattutto la velocità e la funzionalità a confronto con Ubuntu. Dimenticavo: ho capito anche un’altra cosa. I monopoli prima o poi si distruggono da soli, quando smettono di capire cosa serve ai clienti, e si ostinano a proporre prodotti inutilmente complessi.

1 commento:

vaccaricarlo ha detto...

Patrizio, benvenuto!
Uso anch'io Ubuntu (anzi Kubuntu) da un paio di anni, sia a casa che in ufficio, con grande soddisfazione.
E spesso, quando ad esempio imperversano tempeste di virus in ufficio, guardo con compassione quanti per pigrizia restano con microsoft ...