sabato, marzo 15, 2008

Fatti dalla flessibilità del lavoro 3: la flessibilita’ nel mondo della ricerca

Patrizio Di Nicola.

L'università italiana allo stato attuale occupa oltre 65000 lavoratori precari che svolgono attività didattica e di ricerca (nello specifico si tratta di più di 17000 tra titolari di borse post-dottorato, titolari di assegni di ricerca, e varie forme di contratti di prestazione autonoma parasubordinata, e di più di 48000 tra professori a contratto titolari di insegnamenti e/o di attività didattiche integrative).

65000 precari di cui 17000 assegnisti e cococo + 48 000 docenti a contratto

A fronte di questo numero esorbitante di precari, che di fatto contribuiscono in maniera incisiva a sostenere e mandare avanti il sistema universitario, i lavoratori stabili, cioè strutturati e a tempo indeterminato, sono poco più di 60000 (tra ricercatori, professori associati, e professori ordinari). A tale proposito è opportuno ricordare che la distribuzione di questi strutturati non è piramidale, con una ampia base di ricercatori, un livello intermedio di professori associati, e un numero più limitato di professori ordinari al vertice. La struttura italiana è sostanzialmente "cilindrica", con 22010 ricercatori, 18966 associati, e 19275 ordinari (più degli associati).

60 000 docenti e ricercatori stabili, di cui 22 000 ricercatori, 19 000 associati, 19 000 ordinari
Fatti dalla flessibilità del lavoro 2: Tipi flessibili

Patrizio Di Nicola.

Gli oltre 1,5 milioni di parasubordinati esistenti 2006 sono riconducibili, fondamentalmente, a cinque gruppi, con caratteristiche peculiari che li differenziano nettamente tra loro. In particolare due gruppi possono essere inclusi nella sfera dei lavoratori deboli, che patiscono la cattiva flessibilità del lavoro e il precariato, due in quello dei lavoratori forti, che invece si muovono agevolmente in questo speciale mercato del lavoro. Il rimanente gruppo si colloca in una posizione intermedia tra le due polarità.

In sintesi, i gruppi che emergono dalla cluster analysis sono i seguenti:

Cluster I : I giovani precari
Il primo e più grande cluster, che ammonta al 39,2% dei parasubordinati, è costituito in larga parte da lavoratori con un’unica fonte di reddito (esclusivi per il 77%) e quasi interamente monocommittenti (nel 94% dei casi). Il gruppo è caratterizzato da un’elevatissima presenza di atipici: i collaboratori a progetto sono il 75% del totale (mentre nell’intero universo costituiscono il 52%), con livelli di imponibile inferiori a 5 mila euro annui nel 99% dei casi. L’indice di retribuzione mensile - di circa 500 euro - e i mesi contrattualizzati, inferiori a 6 per oltre il 60% di essi, delineano un profilo di lavoratori deboli con contratti brevi e saltuari. Si tratta di soggetti di giovane età, inferiore a 30 anni (41%), prevalentemente donne (53%). Le ripartizioni geografiche prevalenti risultano il Centro e il Mezzogiorno; i settori di attività caratterizzanti sono quelli dei servizi, dell’istruzione, della sanità


Cluster II : I precari stabili
Anche il secondo cluster, che rappresenta il 21% dei parasubordinati, è costituito in larga parte da lavoratori esclusivi (75% dei casi) e con un solo committente ma tra di essi si colloca anche una percentuale superiore che nella popolazione totale, di pluricommittenti (13,3% vs l’10,7%). Si tratta in larga percentuale di Co.co.pro e assimilati (68,2%) con redditi superiori a quelli del gruppo precedente e compresi tra 5 e 20 mila euro nel 92,3% dei casi. L’indice di retribuzione mensile si colloca tra i 500 e i 1000 euro e si accompagna a contratti più duraturi:da 6 mesi a 1 anno con una prevalenza di questi ultimi (63,2%). Il profilo sembrerebbe quello di lavoratori che seppur deboli hanno comunque contratti più durevoli e dunque con una maggiore copertura temporale nell’occupazione. Si tratta di “giovani adulti” di età inferiore a 40 anni, prevalentemente maschi (51%). La ripartizione geografica in cui lavorano è prevalente è il Centro (32%); i settori di attività caratterizzanti sono quelli dei servizi, dell’informatica e della sanità.

Cluster III: I giovani adulti qualificati tra precariato e flessibilità
Il terzo cluster raggruppa il 16,3% dell’universo e si caratterizza per la presenza di lavoratori atipici (67,9%) ed in particolare di dottorandi e borsisti di ricerca (13% vs 3%), ma anche di Co.co.co della PA, di collaboratori di giornali e di associati in partecipazione. Si tratta di lavoratori molto spesso esclusivi (74,0%), giovani adulti di età compresa tra i 31 e i 40 anni nel 35% dei casi, che svolgono attività commissionate da più datori di lavoro nel 12% dei casi. E’ realistico pensare che tra di essi vi siano in misura maggiore soggetti ad alta qualificazione, sottoposti ai lunghi percorsi di professionalizzazione che allungano i tempi di attesa di un lavoro stabile. L’imponibile, compreso tra i 10 e i 30 mila euro, si coniuga a rapporti di lavoro che coprono l’intero anno nell’85,4% dei casi. Coerentemente l’indice di retribuzione mensile va dai 1000 ai 2000 euro. I settori di attività sono diversificati: il commercio, l’istruzione, la PA, l’informatica, la ricerca. Le ripartizioni geografiche caratterizzanti risultano il Centro (30%) e il Nord-est (23%).

Cluster IV: I flessibili forti
Raggruppa il 16,3% dei parasubordinati ed è costituito per il 67% da Amministratori, sindaci e revisoti di aziende e enti, dunque da lavoratori tipici, di età molto diversificata (da 30 a oltre 65 anni), in prevalenza uomini (76,8% vs 57,3%). Il rapporto con più committenti risulta essere una modalità caratterizzante (12,4%), mentre l’attività svolta come parasubordinati è concorrente con altri redditi nel 42,7% dei casi (vs 28,6% della media). I livelli di imponibile che caratterizzano il gruppo sono medio alti (da 30 a 50 mila euro nel 92,8% del gruppo), tanto che l‘indice di retribuzione mensile supera i 2000 euro e, per il 32,5% di essi , i 3000 euro. Anche la durata contrattuale prefigura un’attività continuativa nel corso dell’anno (12 mesi nell’85% dei casi).
Il settore di attività prevalente, a differenza di quelli dei gruppi precedenti, è il secondario (l’industria nel 30,7% dei casi), anche se una quota considerevole lavora nel commercio (21,9%). La vocazione industrialista di questo gruppo è confermato anche dalla localizzazione geografica: il Nord (ovest ed est) è la ripartizione in cui si localizzano nel 67% dei casi.

Cluster V: I manager flessibili del Nord
E’ il gruppo più piccolo, con solo il 7,2% dei parasubordinati ed è costituito quasi interamente (84,8%) da Amministratori di società di età superiore a 50 anni. Svolgono altre attività lavorative o sono pensionati nel 39,7% dei casi e hanno più di un committente nel 22,6%. Sono caratterizzati da alti livelli di imponibile, che arriva a superare la soglia dei 50 mila euro, e da alti indici di retribuzione mensile che si attesta oltre i 3000 euro per la totalità degli individui del gruppo (99,7%). Anche in questa coorte il settore di attività prevalente è l’industria (41,9%) e il commercio (21,3%) e le ripartizioni geografiche caratterizzanti sono quelle del Nord (75,1%).
Fatti dalla flessibilità del lavoro 1: Focus sui lavoratori parasubordinati

Patrizio Di Nicola.


Dati salienti

I collaboratori attivi INPS nel 2005 erano 1.475.111. Di questi hanno un contratto di collaborazione anche nel 2006 ben 1.050.126 (71,2%). 992.413 (94,5%) hanno un contratto con lo stesso committente, nel 38,4% dei casi con un reddito inferiore all’anno precedente.
In sintesi, i PRECARI sono 858.388 (tutti i lavoratori atipici con un solo committente senza redditi aggiuntivi)



I parasubordinati non sono necessariamente giovani:
Gli iscritti attivi alla Gestione Separata nel 2006 sono 1.528.865, ossia 53.754 soggetti in più del 2005, l’età media è di 40 anni nel 2006 (vs 41 nel 2005), con le donne mediamente di 7 anni più giovani:

La mappa del lavoro parasubordinato
I parasubordinati costituiscono un universo eterogeneo, costituito principalmente da due grandi gruppi professionali che si differenziano sostanzialmente per la condizione reddituale e per la tipologia di lavori svolti. Da una parte abbiamo gli amministratori, i sindaci di società e i partecipanti a commissioni che costituiscono un terzo circa della Gestione Separata (496.324 persone, pari al 32,5%), mentre dall’altra parte abbiamo la galassia dei collaboratori a vario titolo, più gli associati in partecipazione. Questi costituiscono i restanti due terzi della Gestione Separata, in tutto poco più di un milione di persone (1.032.541 per la precisione). Entrambi questi gruppi (il primo più spesso del secondo), integrano a volte i redditi da pensione o da lavoro dipendente tramite lo svolgimento di attività parasubordinate e simili.


Gli “esclusivi” e i “concorrenti”
La distinzione tra concorrenti ed esclusivi si riferisce all’esistenza o meno di un altro reddito oltre quello ottenuto come parasubordinato. È evidente che avere due fonti retributive rappresenta una maggiore sicurezza per i lavoratori; viceversa, ricadere tra gli “esclusivi”, specialmente se i livelli di reddito sono bassi, espone al rischio di precarietà se non di vera e propria povertà.
Esistono significative differenze fra i sessi da questo punto di vista: le donne infatti hanno per l’84,4% dei casi un’unica fonte di reddito, mentre fra gli uomini questa percentuale si ferma a 20 punti in meno (61,7%). Le donne, quindi, appaiono come il gruppo in cui è più consistente il rischio di disporre di un’unica entrata da lavoro parasubordinato. Questo rischio è tanto più concreto se si pensa che, mentre il reddito imponibile medio dichiarato dei lavoratori maschi esclusivi è pari a 18.344 euro/anno, quello delle donne non arriva a 8.700 euro.


Quanto guadagnano
I collaboratori coordinati e continuativi o a progetto, hanno un imponibile medio pari a 8.400 euro circa (rispetto al 2005 l’aumento per questi lavoratori è stato di meno di 6 euro annuali!), mentre 365 mila donne hanno un reddito esclusivo medio di appena 6.173 euro annuali.

Le differenze tra redditi dei maschi e delle femmine si giustificherebbe solo se la quasi totalità delle donne lavorasse part-time al 50% rispetto ai maschi e se questi lavorassero tutti full-time. Ipotesi che pare davvero poco realistica; più verosimilmente esiste una disparità salariale, a parità di tempo lavorato, stimabile in circa il 25-30% fra uomini e donne .


I titolari di Partita IVA
I professionisti che hanno effettuato almeno un versamento all’INPS erano, nel 2005, 222.610 contro 1.475.111 parasubordinati (suddivisi a loro volta in 510.675 tipici e 964.436 atipici). Tra i titolari di Partita IVA le donne sono una minoranza rispetto agli uomini (36% vs 64%,).
I titolari di IVA debbono essere considerati più vicini al gruppo dei lavoratori parasubordinati tipici che non agli atipici. La metà circa effettua dei versamenti che non superano i 2.500 euro annui (57,97% per le Partite IVA, 50,03% per i tipici), poco più del 20% versa contributi compresi tra 2.500 e 5.000 euro (23,75% Partite IVA, 22,2% tipici).


Le aziende che fanno ricorso al lavoro parasubordinato in Italia sono oltre 450 mila. Il 49% di esse ha stipulato, nel 2006, un solo contratto. Esistono per contro 125 aziende che hanno tra 500 e 2000 collaboratori, (116 790 persone, il 6,7% del totale) e 23 che hanno oltre 2000 contratti ciascuna, per un totale di quasi 80 mila persone, il 5% del totale dei parasubordinati.
Censura pre-olimpica
Di Patrizio Di Nicola

Della censura di Internet in Cina ci eravamo già occupati da queste colonne in occasione della condanna a 10 anni del giornalista Shi Tao, che aveva criticato in una email una circolare governativa, ed era stato “beccato” grazie all’aiuto Yahoo. Ora, con l’approssimarsi delle Olimpiadi, gli utenti cinesi di internet vengono messi ancora di piu’ sotto torchio: dopo la chiusura di molti Internet Cafè, in cui peraltro gli utenti sono video controllati, la censura si è estesa ai blog, che vengono visti come una fonte non autorizzata di notizie e, quindi, di possibili critiche verso il regime. Gli infaticabili firewall di stato, che attuano una rigida censura preventiva, impediscono il passaggio di ogni notizia o sito che afferisca ad una qualsiasi delle oltre 30 mila parole chiave vietate. Tra le quali troviamo, oltre alla immancabile “piazza Tienanmen”, anche parole per noi innocue: “diritti civili”, “democrazia”, “sesso”, “religione”. Stretta la cinta in patria, le autorità cinesi hanno però dovuto allentarla per chi arriva da fuori per i giochi olimpici. Ai giornalisti, ma solo se stranieri, è garantita la possibilità di intervistare chiunque senza autorizzazioni preventive del governo, come anche di spostarsi liberamente neul territorio. Agli atleti è concesso di tenere dei propri blog, a patto che questi siano privati, senza sponsor, esclusivamente testuali e si riferiscano a vicende sportive individuali. Ma gli oppositori del regime hanno da tempo iniziato a diffondere le proprie posizioni tramite podcast, cioè con file audio in MP3 che sono molto meno facili da oscurare e arrivano, grazie alle reti peer-to-peer e ai diffusissimi lettori e telefoni cellulari (in Cina ne esistono oltre 400 milioni) anche nelle aree rurali ove il tasso di analfabetismo della popolazione e’ alto. Insomma, ad agosto 2008, nonostante le attenzioni della gerarchia, molti cittadini cinesi scopriranno cose inedite.