Trenta denari digitali.
Di Patrizio Di Nicola per Rassegna Mese, settembre 2005.
Molti speravano che il mondo digitale sarebbe stato migliore di quello reale. Alcuni ci hanno anche creduto. Manuel Castells, uno dei massimi analisti della società informazionale, ricorda nel suo libro Galassia Internet (Feltrinelli, 2002) che tra le culture fondative della Rete vi erano il business, ma anche le culture libertarie prodotte nei Campus americani negli anni Settanta. Oggi scopriamo, grazie alla triste storia di Shi Tao, giornalista cinese, condannato a 10 anni di prigione per aver criticato in una email una circolare governativa, che il virtuale può essere peggiore del reale.
Come hanno fatto i cerberi del regime orientale a intercettare quella email? Semplicissimo: il provider di posta elettronica, l’americanissimo Yahoo, ha consegnato le email sospette di Shi Tao nelle mani della polizia cinese. Un atto dovuto, si dirà: se stai in un Paese devi rispettarne le leggi. Invece no. Yahoo cinese ha base a Hong Kong, che in materia di informazione e censura ha uno statuto autonomo e meno opprimente. Ma l’azienda californiana (e con lei i più titolati concorrenti) pur di operare nel grande paese asiatico è disposta a tutto. Sin dal 2002 aveva firmato un infausto codice di autodisciplina che la obbliga a rispettare tutte le regole di censura (e sono davvero molte: tra le parole vietate nell’internet cinese vi è “democrazia”, e il sito della BBC, considerato pericolosissimo, è irraggiungibile) decise dalle autorità. Fregandosene anche dell’ONU, che nel 2003, aveva emanato una dichiarazione, detta “Global Compact” che chiedeva alle multinazionali di essere socialmente responsabili e non collaborare con regimi che non rispettano i diritti umani. Ma gli affari sono affari, e quasi per caso, dopo questo bell’atto di giustizia, il famoso portale ha vinto, ai primi di agosto, la gara per accaparrarsi un ampio pacchetto azionario del più grande portale di e-commerce della Cina. Un bell’affare, che almeno vale più dei famosi trenta denari.
sabato, ottobre 29, 2005
venerdì, ottobre 28, 2005
La soddisfazione del cittadino digitale.
Di Patrizio Di Nicola per Rassegna Mese, agosto 2005.
Nella cosiddetta Economia della Conoscenza l’innovazione assume un valore centrale per la creazione di valore. Le aziende migliori lo sanno e quindi perseguono l’innovazione in continuazione. Anche la nostra elefantiaca pubblica amministrazione insegue l’Innovazione, quella con la I maiuscola. Esempi di Innovazioni abbondano: ad un buon manager pubblico non basta sveltire le attività di sportello solo aggiungendo qualche impiegato. E’ poco innovativo, ci vuole qualcosa di più creativo. Per assistere il difficile compito di pensare a cose nuove per il cittadino, il Dipartimento della Funzione Pubblica, nel 2002, ha avviato un progetto, detto “Cantieri” . Una delle linee di intervento prevedeva che le Amministrazioni imparassero a rilevare la “customer satisfaction” realizzando un questionario, sottoponendolo agli utenti e quindi elaborandone i risultati. In effetti una pensata geniale: come si fa ad innovare se non si conoscono i “clienti”, i loro bisogni e preferenze? Al progetto hanno partecipato 93 Enti, per lo più comuni, ma non tutti, anzi proprio una minoranza sono arrivati in fondo al percorso. Solo 38 amministrazioni sono riuscite a formulare un progetto di senso compiuto, e ancor meno sono quelle giunte all’elaborazione dei dati. Chi ha svolto l’esercizio al completo ha lamentato varie criticità tecniche: difficoltà a definire il campione di analisi, ad elaborare i dati, soprattutto a garantire la scientificità del sondaggio. Insomma: rilevare la soddisfazione del cliente non è per nulla facile, e sarebbe bene che tale attività fosse affidata a chi lo fa per mestiere, siano esse società esterne, ovvero creando uffici interni. Ma la vera innovazione la avremmo se la PA imparasse a fare il mestiere di committente delle ricerche, non quello di ricercatore. Ma certo, quando si pensa alle innovazioni solo se sono a basso costo, o meglio ancora a costo zero, si è sulla strada sbagliata.
Di Patrizio Di Nicola per Rassegna Mese, agosto 2005.
Nella cosiddetta Economia della Conoscenza l’innovazione assume un valore centrale per la creazione di valore. Le aziende migliori lo sanno e quindi perseguono l’innovazione in continuazione. Anche la nostra elefantiaca pubblica amministrazione insegue l’Innovazione, quella con la I maiuscola. Esempi di Innovazioni abbondano: ad un buon manager pubblico non basta sveltire le attività di sportello solo aggiungendo qualche impiegato. E’ poco innovativo, ci vuole qualcosa di più creativo. Per assistere il difficile compito di pensare a cose nuove per il cittadino, il Dipartimento della Funzione Pubblica, nel 2002, ha avviato un progetto, detto “Cantieri” . Una delle linee di intervento prevedeva che le Amministrazioni imparassero a rilevare la “customer satisfaction” realizzando un questionario, sottoponendolo agli utenti e quindi elaborandone i risultati. In effetti una pensata geniale: come si fa ad innovare se non si conoscono i “clienti”, i loro bisogni e preferenze? Al progetto hanno partecipato 93 Enti, per lo più comuni, ma non tutti, anzi proprio una minoranza sono arrivati in fondo al percorso. Solo 38 amministrazioni sono riuscite a formulare un progetto di senso compiuto, e ancor meno sono quelle giunte all’elaborazione dei dati. Chi ha svolto l’esercizio al completo ha lamentato varie criticità tecniche: difficoltà a definire il campione di analisi, ad elaborare i dati, soprattutto a garantire la scientificità del sondaggio. Insomma: rilevare la soddisfazione del cliente non è per nulla facile, e sarebbe bene che tale attività fosse affidata a chi lo fa per mestiere, siano esse società esterne, ovvero creando uffici interni. Ma la vera innovazione la avremmo se la PA imparasse a fare il mestiere di committente delle ricerche, non quello di ricercatore. Ma certo, quando si pensa alle innovazioni solo se sono a basso costo, o meglio ancora a costo zero, si è sulla strada sbagliata.
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