giovedì, settembre 06, 2007

Molto fumo e poco arrosto?

Di Patrizio Di Nicola


I governi italiani degli ultimi anni, in linea con le indicazioni europee, hanno puntato molto sull’e-Government. Semplificazione, rapidità, economie di gestione: questi i motivi che consigliano di erogare in rete i servizi ai cittadini. Grandi promesse, quindi, ma quanto realizzate? Un recente rapporto di Accenture, la multinazionale della consulenza, ha studiato 22 nazioni, dall’Australia sino al Portogallo passando per l’Italia, per capire quanti dei servizi di e-Gov promessi fossero davvero disponibili. Lo studio, dall’indicativo titolo Delivering on the Promise (più o meno: “fornire quello che si promette”) ha scoperto che nessun governo riesce a erogare tutti i servizi previsti. In cima alla graduatoria troviamo Singapore e il Canada, che forniscono l’89% dei servizi, seguiti dagli Usa (79%). In fondo, purtroppo, l’Italia (solo 24%). Dietro di noi in questa poco onorevole graduatoria troviamo la Spagna, il Brasile, la Polonia e il Sud Africa. Gli ultimi tre, almeno, hanno la consolazione di spendere, nei servizi in rete al cittadino, molto meno di noi e quindi il rapporto costo/efficienza è migliore.
Accenture indica quattro chiavi per spiegare il successo di alcuni e il fallimento degli altri nel fornire i servizi di e-Government: 1) bisogna comprendere le necessità dei cittadini, non considerarli come una massa omogenea; 2) il backoffice va ristrutturato per allinearlo ai servizi online, altrimenti è impossibile fornire i servizi; 3) il personale va formato in maniera adeguata alle nuove esigenze; 4) non si può pensare di fare l’e-Gov in splendido isolamento, nelle stanze chiuse dei ministeri. Bisogna invece tener conto ed interagire con il complesso ecosistema composto da cittadini, aziende e organizzazioni non governative. Una ricetta semplice, ma che in Italia viene adottata, sinora, in una minoranza dei casi: è più semplice acquistare nuovi computer, che non cambiare la struttura dell’organizzazione.